Immersioni a Palau (Micronesia)

L'Arcipelago di Palau è costituito da un raggruppamento principale di alcune isole più grandi, abitate, e di numerosissime altre piccole isole, tra queste le famose Rock Islands, che formano uno dei paesaggi marini più belli e caratteristici dell'Oceano Pacifico occidentale. Il sistema di reef corallini di Palau è ampio e particolarmente vario, caratterizzato principalmente da un reef di barriera nella parte occidentale, lungo oltre 170 km, che dall'isola di Peleliu a sud va fino a Kossol reef a nord. Sono presenti anche atolli e reef di frangente anche se in alcune località, come ad esempio Peleliu, è difficile parlare di reef veri e propri.

 

Questo sistema vanta una biodiversità quasi paragonabile a quella di località limitrofe come Indonesia, Filippine e Papua Nuova Guinea. Secondo le valutazioni di alcuni autori la varietà di coralli duri a Palau supera le 400 specie mentre quella dei pesci è di oltre 1200 specie. Presso i subacquei di tutto il mondo Palau è nota soprattutto per la notevole facilità di incontro con i grandi pesci pelagici, questa fama non è certamente usurpata, infatti è difficile uscire da varie immersioni senza aver almeno intravisto alcuni squali, a volte assieme a carangidi, barracuda, pesci napoleone e aquile di mare. Un po' più difficile è accontentare gli appassionati di macro, anche se qui sono presenti siti come la laguna dei Mandarin fish che costituisce una delle località al top per fotografare questi variopinti e timidi pesciolini. 

Palau è una località poco minacciata dalla serie di impatti legati alla presenza dell'uomo. Questo soprattutto perché i siti di immersione sono abbastanza lontani dai centri abitati e non esistono altre potenziali minacce. L'unico vero pericolo è rappresentata proprio dalla notevole presenza di subacquei che, nei periodi di alta stagione, possono raggiungere il numero di diverse centinaia al giorno. Per questo motivo a tutt'oggi il principale rischio per i reef corallini di Palau è rappresentato dal riscaldamento globale. Il maggiore episodio di bleaching dei coralli a Palau avvenne nel 1998 in seguito al noto fenomeno di El Niño. In quell'occasione circa il 90% dei coralli reagirono al prolungato riscaldamento delle acque espellendo le alghe simbionti dai loro tessuti, cosa che ne determinò lo sbiancamento e in molti casi la morte. 

Ancora oggi, dopo circa 12 anni, immergendosi in questi fondali è evidente il danno subito dal reef. Altrettanto evidente è però il lento recupero e, se non interverranno altri episodi del genere, nei prossimi dieci anni forse Palau potrà nuovamente vantare la presenza di una varietà di coralli seconda solo a quella dell'adiacente area del "Triangolo dei coralli".Fra i principali siti di immersione a Palau meritano sicuramente di essere citati German Channel e Ulong Channel: in entrambi si finisce l'immersione in modo spettacolare, dentro grandi canaloni, trasportati da una corrente più o meno forte. Lungo il percorso è possibile osservare una varietà di coralli di dimensioni enormi, fra questi una incredibile distesa di Turbinaria mesenterina che domina incontrastata per diverse decine di metri. Mentre su un fondale per lunghi tratti sabbioso, alcuni squali attendono immobili che i pesci pulitori portino a termine il loro lavoro 

 

 


Pratica comune in diversi siti a Palau è quella di trascorrere buona parte dell'immersione ancorati a quelli che vengono localmente chiamati "reef hook". Si tratta di semplici uncini legati ad una cima lunga un paio di metri agganciata al jacket che vengono ancorati alle rocce o ai numerosi spunzoni di coralli morti. 

Attraverso una leggera insufflazione d'aria nel jacket, si rimane sollevati dal fondo sul bordo di pianori dove le forti correnti che risalgono dalle profondità attraggono grandi quantità di pesci. Con un po' di fortuna è possibile che qualcuno dei numerosi squali presenti possa avvicinarsi anche a distanza di pochi metri. 

 La scena a cui si assiste normalmente mostra diversi predatori impegnati nella loro quotidiana caccia alle prede e la sensazione che deriva di fronte ad alcune di queste scene è forte e coinvolgente. Fra le località principali dove la pratica del reef hook viene maggiormente sfruttata vi sono l'isola di Peleliu, rinomata per la forza delle correnti che rendono a volte molto pericolose le immersioni, e uno dei siti subacquei più conosciuti al mondo che è Blue Corner.

Blue Corner

Ho effettuato a Blue Corner diverse immersioni e devo dire che la più emozionante è stata certamente l'unica senza l'utilizzo del "reef hook". Nelle altre occasioni buona parte del tempo era trascorsa restando ancorato in un punto, allineato con diversi altri subacquei. La pratica di restare agganciati presenta indubbiamente alcuni vantaggi, come ad esempio il non dover pinneggiare contro corrente oppure evitare di arrecare un maggior danno al reef rispetto al semplice ancoraggio, ma allo stesso tempo rischia di rendere il subacqueo un semplice spettatore passivo in attesa degli eventi. Questa tecnica è comunque rigorosamente e giustamente rispettata sia dalle locali guide che dagli stessi subacquei. Ben diversa è stata però l'immersione in cui sia per le correnti non particolarmente forti che per la elasticità della nostra guida subacquea l'immersione è proseguita percorrendo per intero tutto il bordo del Blue Corner in libertà. Non ricordo un momento di questa immersione in cui non vi sia stato un susseguirsi continuo di incontri ravvicinati con squali, aquile di mare, tonni, tartarughe, pesci napoleone, cernie, banchi di carangidi e grandi aggregati di pesci come lutianidi, emulidi, barracuda. Difficile trattenere un'esclamazione di entusiasmo all'emersione che, come in tutte le altre immersioni, avviene nello straordinario paesaggio delle Rock Islands uno degli scenari più spettacolari di tutto l'Indo-Pacifico.

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