Il cannibalismo rende le noci di mare (Mnemiopsis leidyi) resistenti a condizioni sfavorevoli

La proliferazione di specie marine invasive è spesso spiegata attraverso una mancanza di predatori nativi e le caratteristiche opportunistiche della loro storia vitale.  Per lo ctenoforo invasivo Mnemiopsis leidyi, noto come noce di mare, non è chiaro come questa specie, ormai ampiamente diffusa, sia in grado di superare lunghi periodi di scarsa disponibilità di cibo, in particolare nei loro habitat esotici più settentrionali in Eurasia. 

Il successo di questi organismi è rimasto un mistero soprattutto perché, invece di immagazzinare risorse prima dello svernamento, sembravano investire in controproducenti enormi "fioriture" di prole incapace di sopravvivere a inverni lunghi e privi di nutrienti.

Un nuovo studio, pubblicato su Communications Biology, sulla base di prove sul campo e in laboratorio, dimostra che le noci di mare  adulte, nel Mar Baltico occidentale, continuano a costruire le loro riserve di nutrienti, dopo aver svuotato il campo di prede attraverso uno passaggio alla cannibalizzazione delle loro stesse larve. Gli studiosi sostengono che, per mezzo delle massicce fioriture a fine estate, la popolazione può svuotare efficacemente il campo di prede. Esse sfruttano quella che viene chiamata predazione Intraguild, o IGP, ovvero l'uccisione e talvolta il consumo di potenziali concorrenti,  poiché entrambe le specie si basano sulle stesse risorse e beneficiano della preda l'una dell'altra. Le noci di mare utilizzano gli eventi di fioritura per costruire riserve di nutrienti per periodi critici di scarsità di prede. La scoperta che il cannibalismo rende una specie con tratti opportunistici tipici più resistente alle fluttuazioni ambientali è importante per escogitare strategie di conservazione più efficaci.

 

Materiali modificati da: https://www.nature.com/articles/s42003-020-0940-2   

Javidpour, J., Molinero, J., Ramírez-Romero, E. et al. Cannibalism makes invasive comb jelly, Mnemiopsis leidyi, resilient to unfavourable conditions. Commun Biol 3, 212 (2020). https://doi.org/10.1038/s42003-020-0940-2

Photo by Amat Martínez Vilà on Unsplash

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