Il riccio morto-vivente

La resilienza di uno Strongylocentrotus artico a un grave danno scheletrico

 

La capacità della fauna marina bentonica di riparare parti del corpo ferite è fondamentale per la sopravvivenza degli individui esposti ad attacchi che infliggono ferite. 

Il phylum Echinodermata, in particolare, mostra una spiccata capacità di rigenerare i danni scheletrici. La rigenerazione delle parti del corpo perdute di echinodermi come crinoidi, asteroidi e ofiuroidi è un fenomeno ben documentato, mentre i ricci di mare (echinoidi) hanno ricevuto molta meno attenzione. Un nuovo studio, pubblicato su Polar Biology,  riferisce, per la prima volta, un'osservazione sul campo di un riccio di mare adulto del genere Strongylocentrotus nel suo habitat naturale, che mostrava di aver subito gravi danni allo scheletro ma una notevole capacità di sopravvivenza. Il riccio di mare è stato mostrato analizzando una serie temporale di immagini del fondale marino nelle acque polari del nord di Spitsbergen, nelle Svalbard. Nonostante la perdita di metà della regione aborale, compresi gli organi esistenziali, il riccio di mare ha continuato a muoversi sul fondo del mare per oltre 43 ore, sfuggendo così a un altro attacco di predazione da parte di un granchio. Il comportamento osservato si basa sulla peculiarità del sistema nervoso dei ricci di mare in cui la locomozione è controllata da un sistema ectoneurale decentralizzato nell'epitelio, gran parte del quale era rimasto intatto dopo l'evento traumatico. La osservazione sul campo documenta quindi la sopravvivenza post-traumatica iniziale di lesioni gravi, che è un prerequisito di base per iniziare i processi di riparazione.

 

Materiali modificati da: https://link.springer.com/article/10.1007/s00300-020-02634-1

Wisshak, M., Neumann, C. Dead urchin walking: resilience of an arctic Strongylocentrotus to severe skeletal damage. Polar Biol 43, 391–396 (2020). https://doi.org/10.1007/s00300-020-02634-1

 

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