Come rendere meno indigeste le teste dei pesci gatto da parte dei delfini? Decapitandoli

Nel corso del 2017 uno studio: Complex prey handling of octopus by bottlenose dolphins (Tursiops aduncus), pubblicato su Marine Mammal Science, suggeriva che i delfini scuotessero i polpi sulla superficie dell'acqua gettandoli in aria più volte per facilitare la loro digestione. 

In caso contrario avrebbero rischiato di morire per soffocamento a causa dell’adesione dei tentacoli al loro apparato digerente.

Ora sembra che i delfini decapitino i pesci gatto marini perché la morfologia del cranio di questi pesci potrebbe rappresentare un pericolo a causa delle spine rigide che possono perforare e migrare attraverso i tessuti molli. La tecnica di movimentazione della preda che porta alla decapitazione, faciliterebbe il consumo della porzione posteriore del pesce senza testa.

Scarse sono le segnalazioni di interazioni predatore-preda tra tursiopi comuni (Tursiops truncatus Montagu 1821) e il pesce gatto marino (Ariopsis felis). 

Durante avvistamenti di tursiopi nel Mississippi e lungo la costa della Florida, in cui sono state trovate teste mozzate di pesce gatto fluttuanti, un esame delle teste di pesce gatto mozzate indicava l'interazione tra i delfini e il pesce gatto marino (A. felis).

Trentotto casi di trauma significativo o morte nei delfini attribuiti alla ingestione di pesci gatto marini interi sono stati documentati in registrazioni di spiaggiamenti negli Stati Uniti d'America sudoccidentali. I tursiopi tipicamente aderiscono ad una strategia di alimentazione detta ram feeding, ossia quando l'animale si nutre avanzando a bocca spalancata per la cattura della preda, seguita dall'ingestione della preda intera. Tuttavia, la morfologia del cranio del pesce gatto marino può rappresentare un pericolo a causa delle spine rigide che possono perforare e migrare attraverso i tessuti molli.

L’utilizzo di queste tecniche di manipolazione delle prede da parte dei delfini evidenzia come essi imparino ad aggirare le difficoltà di fronte a prede potenzialmente pericolose.

 

Materiali modificati da: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0181179

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