L’osservazione di squali in Mediterraneo era un tempo piuttosto comune, col passare degli anni è diventata invece un evento sempre più raro, tanto che alcune specie di squali in Mediterraneo sono ormai considerati dallo IUCN estinte o in via di estinzione. Abbiamo chiesto a Filippo Bargnesi, biologo marino impegnato da diversi anni in un progetto di studio proprio sugli squali in Mar Mediterraneo, che vede collaborare l'Università Politecnica delle Marche e l'Acquario di Cattolica (e che ha dato vita, tra le altre cose, a sharkPulse Italia), di raccontarci la storia, purtroppo non a lieto fine, dello squalo toro.
Lo squalo toro (Carcharias taurus) è un grosso squalo che può raggiungere fino ai 3 metri di lunghezza. La sua presenza non passa inosservata e infatti la specie è stata osservata, nell'arco dell’Ottocento, diverse volte nel Mar Mediterraneo: in Nord Africa, nelle coste croate dell’Adriatico, in Spagna e in particolare in Sicilia. Lo squalo toro, infatti, è stato descritto come specie per la prima volta proprio in Sicilia, nel 1810 ad opera dell'eccentrico naturalista Constantine Samuel Rafinesque durante il suo soggiorno a Palermo. Nella seconda metà dell’Ottocento, sempre a Palermo, lo zoologo Pietro Doderlein dopo aver acquisito la cattedra universitaria di zoologia ed anatomia comparata, iniziò una raccolta sistematica di campioni dalla fauna locale, tuttora conservati nel museo che porta il suo nome. Tra di essi, secondo le note dello stesso autore, sono stati catalogati diversi esemplari di squali toro, tra cui esemplari molto giovani. Tra le sue note riporta: “L’attuale specie di squalo [lo squalo toro] si è resa alquanto più frequente negli ultimi tempi … appare per lo più in autunno e primavera”. Dopodiché, nel Novecento le segnalazioni si fanno via via più rade, fino a cessare del tutto. Attualmente non abbiamo notizia della sua presenza nell'area del Mar Mediterraneo: l’ultima cattura risale al 2008 e negli ultimi 50 anni la specie è stata segnalata solo otto volte.
Perché secondo te la presenza di squali toro è diventata ormai un evento eccezionale in Mediterraneo?
Non mi stupisce che lo squalo toro possa essere una specie attualmente scomparsa dall'area del Mar Mediterraneo: tra i grossi squali è una delle specie più vulnerabili all'impatto dell’uomo sull'ambiente marino, e in particolare sull'ambiente costiero Si tratta infatti di un animale che tende a formare aggregazioni di numerosi individui in aree costiere limitate, a profondità generalmente comprese tra i 20 e i 40 metri. La selezione di questi habitat è guidata da ragioni legate alla presenza di prede e alla riproduzione, e studi condotti in Sud Africa e Australia (dove tuttora sono presenti popolazioni della specie) mostrano un’alta fedeltà a tali siti, tanto che sono diventati mete molto popolari per il turismo subacqueo (tra le più note, le immersioni ad Aliwal Shoal in Sud Africa e Port Stephens in Australia). Se per i subacquei questa caratteristica della specie è una manna che consente di osservare in natura, ed in gran numero, questo bellissimo animale, dall'altro lato lo rende altamente vulnerabile alla pesca costiera, caratteristica che potrebbe aver generato il declino della popolazione della specie nel Mar Mediterraneo.
Volendo dare alcuni indizi utili al riconoscimento degli squali toro, quali sono le caratteristiche principali da tenere in considerazione.
L’identificazione della specie non è facilissima e deve in ogni caso essere supportata da esperti, la notevole somiglianza con il cagnaccio (Odontaspis ferox), specie, seppur molto rara, ancora rilevata in Mediterraneo, può trarre in inganno. Ad ogni modo, lo squalo toro presenta una colorazione generalmente grigio marrone, e negli adulti spesso compaiono macchie rosso-marroni. Il muso è appuntito, con occhi piccoli e una dentatura protrudente. I denti presentano una piccola cuspide ad ogni lato della grossa cuspide principale, ed è questa la principale caratteristica distintiva dal cagnaccio, oltre al fatto che la prima pinna dorsale nello squalo toro è più arretrata rispetto alle pinne pettorali.
Puoi dirci in breve come segnalare la presenza di uno squalo per mezzo della app Shark Pulse?
Le segnalazioni di questa specie, e di squali in generale, rilevate in Mar Mediterraneo possono essere inviate al team di ricercatori di sharkPulse in svariati modi. Per IOS e Android è disponibile una semplice applicazione che permette di inoltrare direttamente le segnalazioni di ricercatori, tramite il sito (http://sharkpulse.org) si possono caricare le immagini oppure contattare via mail il team, e, infine, il progetto è presente nei social network e in particolare si può comunicare con la pagina facebook sharkPulse Italia, via messaggio o taggando la segnalazione. Ogni segnalazione deve essere accompagnata da fotografia, luogo dello scatto e data.
Riguardo invece le altre specie di squali, la loro situazione potrebbe essere ugualmente compromessa o ritieni che ancora il problema sia limitato soprattutto agli squali toro?
R. Purtroppo, si tratta di una storia che non riguarda solo lo squalo toro, altre specie di squali potrebbero aver subito, o potrebbero andare incontro presto, allo stesso destino. Tratti biologici ed ecologici dei grossi squali predatori non vanno in loro favore in un contesto di sfruttamento irrazionale e illimitato: lenta crescita, tarda maturità sessuale (per alcune specie oltre i dieci anni) e bassa fecondità (parti di pochi piccoli e gestazioni di diverse decine di mesi) sono solo alcuni aspetti che aggravano il prelievo incondizionato di individui, portando al declino delle popolazioni. Inoltre, la mancanza di una memoria “ecologica” da parte dell’uomo sugli ecosistemi marini che lo circondano è un fattore aggravante, che tende a scagionarlo da ogni possibile responsabilità. Un concetto relativamente recente in ecologia, infatti, è quello delle “shifting baselines”: la percezione che abbiamo della natura è limitata all'arco temporale di osservazione a cui possiamo accedere, ma il nostro punto iniziale di osservazione potrebbe essere quello di una situazione già compromessa. Potremmo semplicemente considerare, cioè, il Mar Mediterraneo un mare senza abbondanza di grossi squali predatori semplicemente perché la loro presenza è declinata prima che ce ne potessimo rendere conto, levandoci il peso di ogni responsabilità.
Foto di Filippo Bargnesi
Aliwal Shoal (sito di immersione Cathedral) South Africa.
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