
I ricercatori hanno documentato che i polpi possono provare dolore e mantenerne la memoria, rispondendo con comportamenti complessi, facendo luce su un mistero di lunga durata sul fatto che gli invertebrati provino dolore oppure no.
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science dove gli autori dimostrano che il cervello dei polpi è sufficientemente sofisticato da provare dolore sia fisico che affettivo.
Il dolore è uno stato affettivo negativo derivante da danni ai tessuti o infiammazioni.
Poiché il dolore è spiacevole e il suo sollievo è innatamente gratificante, gli animali possono imparare a evitare un contesto in cui si sperimenta il dolore e preferirne uno in cui si verifica il sollievo dal dolore. È generalmente accettato che i vertebrati provino dolore; tuttavia, esistono attualmente dubbi che la componente affettiva del dolore possa manifestarsi in qualsiasi invertebrato. Lo studio “Behavioral and neurophysiological evidence suggests affective pain experience in octopus”, mostra che i polpi, gli invertebrati più complessi dal punto di vista neurologico, mostrano comportamenti cognitivi e spontanei indici di un'esperienza di dolore affettivo. Durante una serie di test riguardanti le preferenze dei polpi relativamente a dei luoghi condizionati, gli animali evitavano i contesti in cui veniva provato il dolore, preferendo un luogo in cui provavano sollievo dal dolore mentre non mostravano alcuna preferenza condizionata in assenza di dolore.
È quindi probabile che i polpi sperimentino la componente affettiva del dolore.
Materiali modificati da: https://www.cell.com/iscience/pdf/
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