La pesca illegale dei datteri di mare è ancora un grave problema in tutto il Mar Mediterraneo. Nonostante la crescente evidenza dell'importanza di questo fenomeno, ancora molto attivo, manca un quadro aggiornato delle conoscenze attuali.
Un recente studio di un team di ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, e delle Università Federico II di Napoli, Torino e Politecnica delle Marche, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, fornisce un'analisi completa delle informazioni disponibili sulla biologia e l'ecologia dei datteri di mare nella costa mediterranea, unitamente agli impatti della sua raccolta e le implicazioni in termini di perdita del capitale naturale causato dai distruttivi metodi di raccolta di questo pregiato mollusco.
“Il dattero di mare (Lithophaga lithophaga)” esordiscono gli autori della ricerca “è un bivalve endolitico commestibile, protetto dalla Direttiva Habitat dell'UE e da altri accordi internazionali, che vive all'interno delle rocce carbonatiche, diffuso in tutto il Mediterraneo. L'elevata biodiversità associata a questa specie suggerisce che possa essere un importante pioniere che facilita lo sviluppo delle comunità bentoniche. I substrati duri abitati dai datteri sono tra gli habitat più ricchi e diversificati della zona subtidale, e sono caratterizzati da una grande varietà di specie sessili”.
“La sua raccolta illegale viene effettuata rompendo le rocce dove cresce il bivalve. L'impatto ha conseguenze a cascata in quanto provoca cambiamenti permanenti nelle caratteristiche del substrato, la rimozione di specie bentoniche, il passaggio da habitat altamente complessi a habitat strutturalmente semplificati. Di conseguenza, la ricca biodiversità delle scogliere rocciose si trasforma in un deserto biologico, chiamato ‘barren’" (fig.1).
Secondo i ricercatori “le prove indicano che la raccolta illegale è ancora operata e diffusa lungo tutto il Mediterraneo e ha costi enormi in termini di perdita di capitale naturale e servizi ecosistemici e in termini di ripristino ecologico attivo. Per valutare i costi economici di questa pratica, abbiamo selezionato due aree di studio (la Penisola Sorrentina e quella Salentina). I costi economici tangibili in termini di perdita di servizi ecosistemici sono enormi, da circa 35.000 a oltre 400.000 euro / anno nei 6,6 km di Sorrento e circa 1,8 milioni di euro / anno lungo i 69 km del Salento. Questi costi sono, in media, ca. 30 volte inferiori a quelli del ripristino dell'ecosistema”.
“Poiché L. lithophaga può accumulare molteplici inquinanti nei suoi tessuti, a volte con concentrazioni superiori ai limiti legislativi, il consumo di questa specie dovrebbe essere considerato pericoloso per la salute umana. I consumatori devono anche essere avvertiti dei potenziali rischi per la loro salute associati al consumo dei datteri, che bioaccumulano metalli pesanti e altri xenobiotici, spesso in concentrazioni superiori ai livelli soglia raccomandati dall'OMS.
“Lithophaga lithophaga è rigorosamente protetta dalle direttive e dalle convenzioni internazionali in tutti i paesi del Mediterraneo” proseguono gli autori, “non essendo questa specie a rischio di estinzione, le speciali misure di conservazione sono progettate solo per prevenire danni all'habitat dovuti alla pratica distruttiva. Nonostante queste normative, il commercio internazionale illegale continua ad aver luogo, in particolare, nei paesi del Mediterraneo.
“Questo problema è sicuramente aggravato dalla scarsa consapevolezza del pubblico sull'impatto di questa pesca illegale. L'analisi delle recensioni di TripAdvisor sui ristoranti che servono i datteri nonostante tutti i divieti, indica la necessità di azioni coordinate e transnazionali che promuovano campagne educative sui mass media, utilizzando anche app volte ad avvertire che il consumo di datteri è illegale. Ciò potrebbe contribuire a ridurre la domanda di L. lithophaga, soprattutto nelle zone turistiche, limitandone o interrompendone la raccolta”. “Per contrastare questo fenomeno servono strumenti gestionali ed educativi specifici. Il nostro obiettivo finale è capire come questo fenomeno sia percepito dal pubblico e stimare i costi economici associati a questa pratica di pesca illegale sia in termini di perdita di servizi ecosistemici e di ripristino degli habitat danneggiati.
The date mussel Lithophaga lithophaga: Biology, ecology and the multiple impacts of its illegal fishery.
https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2020.140866
Scientific illustration by Giorgia Di Muzio http://www.giorgiadimuzio.com/
Fig. 1: Illustrazione delle comunità bentoniche prima e dopo la pesca al dattero.
Scrivi commento